Baitel dal Lac dal Mont

Ci sono tanti modi per vivere la montagna, l’importante è ricordarsi che va sempre rispettata…
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LAGO DEL MONTE

Sono un giovanetto di 16 anni, ma potrei averne 18, 20 o 22.

Vivo a Livigno, in un paese dove la gente è molto attiva e ha voglia di fare, di realizzare qualche cosa che la faccia uscire da decenni di vita dura fatta anche di fame, di stenti e di emigrazione. Appartengo, per così dire, ad una generazione “nuova” a cui piace, ogni tanto, incontrarsi e divertirsi. Ed una delle mie grandi passioni, quando trovo tempo, è la moto – magari quella di qualcun altro oppure quella che mi sono costruito mettendo insieme i pezzi di tante altre di quinta o di sesta mano, che fa un bel rumore quando riesco ad avviarla! Con i miei amici, anche loro amanti della moto, la domenica andiamo a cercare qualche bell’avvallamento o dosso per fare un po’ di impennate e vedere chi salta più lungo. E così, ogni tanto andiamo in Viera e ci organizziamo una bella garetta di motocross con tanto di cronometristi, bandiera a scacchi e traguardo.

Che bello fare quei sei o otto giri con i saliscendi e i curvoni da prendere in derapata! E che belli, poi, quei salti dove si vede chi porta bene la moto.

E poi, quando piove, con il fango, è il massimo aver dietro qualcuno ed accelerare per impantanarlo tutto…tanto poi si lava lui e la moto! Qualche volta organizziamo anche una gara di trial, perfino internazionale, oppure la salita al limite del ribaltamento su al “Canal di clus”. È veramente molto bello incontrarsi la domenica in un gruppetto e poi via in moto tutti insieme! Siamo proprio un po’ pazzoidi, ma stiamo tanto bene insieme. Ogni tanto qualcheduno va a farsi un giretto su l’una o sull’altra montagna, ed io pure, ma questa volta sono tornato con una bella idea: “Perchè – ho detto ai miei amici motociclisti -, non lasciamo un segno che resti a lungo che non sia solo la soddisfazione di una bella garetta in moto o di un bel giro ma che ci impegni un po’ di più e che sia al limite delle nostre possibilità? Dai, il Lago del Monte è un posto bellissimo fuori dal mondo, un posto veramente unico:ci vorrebbe un bel baitel per ripararsi quando si è su e piove. Perché non facciamo una bella casetta vicino al lago, tanto l’acqua c’è, la sabbia anche, di sassi non ne mancano.

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Foto storica vista panoramica del Lago del Monte:

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Foto storica Ermanno e Walter

Manca semmai un po’ di cemento e quattro attrezzi, ma cosa vuoi che ci voglia per farlo su!. Detto, fatto!. Ci vuole solo un disegno, ma abbiamo un geometra tra di noi; ci vorrebbe anche il fabbro, ma abbiamo anche il fabbro con noi; ci vuole il muratore, ma abbiamo tanti manovali tra noi che vogliono passare di grado.

Suvvia, ci vuole solo un po’ di buona volontà”. È il 3 agosto 1975. Un gruppetto di noi, tra i quali Marco, Giacinto, Carlo ed Evaristo decide di perlustrare la zona per vedere dove si può salire con la moto e se bisogna fare dei passaggi obbligati e decidere anche come passare il torrente del Monte. Nell’occasione troviamo conforto dentro la casera di Lino “Magro” e della signora Lidia che quasi ci fa desistere dalla nostra idea.”Siete pazzi – ci dice – lassù con la moto non riuscirete a portare tutto quello che serve, è troppo ripido, pericoloso”.

Ma noi la nostra decisione l’abbiamo già presa, non possiamo più tornare indietro. C’è però un problema: una casetta pur piccola, circa cinque metri per cinque, costa comunque qualche cosa: dove li troviamo i soldi? Andremo a chiedere contributi forse; e poi perché non organizzare una bella lotteria?

Arriviamo così al Carnevale del 1976. Abbiamo costruito un carro con una casetta di legno come quella che realizzeremo al lago del Monte: tutto il paese la può vedere e può entrare a prendere le manzole e vin brulé e magari comprare un po’ di biglietti della lotteria, che in palio c’è una moto e una televisione.

Beh, nel complesso abbiamo speso qualcosa anche per realizzare il carro, ma ne è valsa la pena, perchè con quanto raccolto, la primavera successiva, possiamo partire con i lavori senza preoccupazioni economiche.

Siamo dunque al giugno del 1976. Walter, progettista del baitel, ed Ermanno iniziano a scavare le fondamenta vicino ad un grande sasso. Ma certo che a salire ci vuole troppo tempo, bisogna lavorare per rendere la salita meno faticosa e più veloce. Allora si decide che la domenica successiva qualcuno di noi faccia il sentiero e gli altri continuino con le fondamenta. Poi si comincia ad escavare la ghiaia dal lago e a portarla vicino al cantiere.

Qualcuno va sopra a prendere sassi e li fa rotolare fino alla costruzione; e poi, per trainare le carriole cariche di sabbia dal lago al Baitel, si legano le cariole alle moto con una corda.

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L’ingegnoso ma sfortunato metodo di traino delle cariole con le moto

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Alla ricerca della fondamenta sotto la neve del primo inverno

Ed il cemento? Si prende un sacco, lo si divide in due, lo si mette nello zaino e poi su con la moto! Quando sei in cima quei 25 kg di cemento pesano come 100 Kg. Che mal di schiena! Qui ci vuole un’idea. Perché non compriamo del filo di ferro e facciamo una teleferica che ci porta il cemento sul tratto più ripido? Ottimo. Giacinto lo porta su con la sua Fiat 500 senza il sedile posteriore fino alla Casera e poi lo srotoliamo e lo piazziamo.

Ma non funziona: non riusciamo a tirare il filo: l’abbiamo steso, abbiamo provato ad attaccarlo dietro le moto e trainarlo ma c’e niente da fare, è troppo pesante, e poi le mucche di Lino “Magro” c’è l’hanno attorcigliato e non si riesce piu a tirarlo. Per la prossima primavera dobbiamo pensare a qualcos’altro. Ed infatti l’inverno porta consiglio.

Una volta i pesi li facevano portare agli animali: ecco allora la soluzione! Per la fiera di Pentecoste affidiamo l’incarico, con la più ampia libertà di spesa, al povero Serafino – noto mercante di bestiame – di recuperare il più valido animale da soma della fiera. II giorno dopo ci recapita un bel mulo alto un metro e dieci con quaranta centimetri di orecchie! Nasce però subito un problema elementare: dove lo teniamo fino a luglio, quando lo potremo usare?

Ma ecco che Gigi si offre di tenerlo e di prepararlo in perfetta forma con biade e farina speciali contro pagamento di una retta mensile. Ogni tanto qualche socio del club, non credendo alle potenzialità della bestia, gli fa fare il test di arrampicata sulle scale della Cooperativa: salita e discesa a Z: povera bestia!

Alla fine viene il giorno di mettere l’animale alla grande prova. Gli si caricano cinquanta chili di cemento in groppa e via! Sul piano sembra tenere, ma poi, come vede una piccola salita, accorcia le gambe dietro come per sedersi e non si muove più fino a quando non gli si toglie il carico… Niente da fare.

Ci arrendiamo, consolandoci per il magro investimento fatto pensando alle quattro slinzeghe che la carne del mulo ci darà.

E ripartiamo con la gara di idee: “Se c’è qualcuno a cui viene in mente come portare su tutto quello che serve si faccia avanti!”. Chechin propone di costruire una strada fino al Lago del Monte, ma la spesa (un milione) è troppa e le nostre scarse finanze non lo permettono. Ma c’è anche chi, per scommessa, prova a portare un sacco di 50 chili di cemento: ma poi si distende vicino al lago e riposa tutto il giorno (tipo Fausto…).

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Giacinto e Carlo al recupero dei viveri sotterrati l’estate precedente

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Con l’uso dell’elicotteri si risolvono molti problemi

Comunque il lavoro procede spedito, ogni domenica. Il numero di operai e sostenitori che ci danno una mano aumentano, ed il nostro Baitel cresce a vista d’occhio. Evaristo ci fornisce il ferro per le porte e le finestre e i telai delle brande, Dante le tubazioni per l’acqua all’esterno, Carlo da Bastian ci fornisce calce e cemento, i Gemelli un po' di legname per le armature, Arcangelo un po' di ferro sagomato per la soletta.

Ma adesso abbiamo finito i soldi, dobbiamo darci da fare per reperire nuovi fondi e così troviamo dei sostenitori che ci incoraggiano nella nostra opera e che ci danno anche un contributo. Sono Dante dell’Albergo Alpina, Giorgio dell’Hotel Bivio, Marco dello Sport Gran Bazar, Fedele della Scuola Italiana Sci Livigno. Come ringraziamento gli promettiamo di scrivere il loro nome sulla porta d’entrata. E viene così il gran giorno della gettata del tetto.

Ci vuole un grande sforzo di manodopera e una notevole quantità di cemento. Forse possiamo rischiare di recuperare un elicottero per portarci quei dieci quintali nei sacchi e le travi di legno necessarie. Così, un sabato, l’elicottero porta il materiale in alto mentre i motociclisti portano tutto il materiale rimanente necessario in cima.

La sabbia deve essere pronta per fare l’impasto e domenica mattina bisogna incominciare alle otto perchè ci vuole tutto il giorno. La domenica ci ritroviamo in trenta. Fino a mezzogiorno marciamo come orologi svizzeri e finiamo un’ala del tetto;

Nel pomeriggio ci dimostriamo invece un pò più pigri.

Ma ecco che Gigi si offre di tenerlo e di prepararlo in perfetta forma con biade e farina speciali contro pagamento di una retta mensile. Ogni tanto qualche socio del club, non credendo alle potenzialità della bestia, gli fa fare il test di arrampicata sulle scale della Cooperativa: salita e discesa a Z: povera bestia!

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Pausa pomeridiana

Stefano, Giacinto, Guido, Marco, Ezio e Flaviano posano in un momento di pausa

Giacinto e Carlo al recupero dei viveri sotterrati l’estate precedente

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Pausa pomeridiana

La sabbia deve essere pronta per fare l’impasto e domenica mattina bisogna incominciare alle otto perchè ci vuole tutto il giorno. La domenica ci ritroviamo in trenta. Fino a mezzogiorno marciamo come orologi svizzeri e finiamo un’ala del tetto;

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Stefano, Giacinto, Guido, Marco, Ezio e Flaviano posano in un momento di pausa

Nel pomeriggio ci dimostriamo invece un pò più pigri.

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Giacinto e Carlo al recupero dei viveri sotterrati l’estate precedente

Ma ecco che Gigi si offre di tenerlo e di prepararlo in perfetta forma con biade e farina speciali contro pagamento di una retta mensile. Ogni tanto qualche socio del club, non credendo alle potenzialità della bestia, gli fa fare il test di arrampicata sulle scale della Cooperativa: salita e discesa a Z: povera bestia!

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La prima Santa Messa al Baitel

Cerchiamo una data che rimanga sempre quella.
Ma quale?

Pensiamo all’ultima domenica del mese di luglio, che dovrebbe essere la più calda dell’anno (almeno in teoria), perchè poi troveremo anche la neve ogni tanto: ma lo spirito di essere quassù si dimostrerà sempre più forte di qualsiasi condizione meteorologica.

Ogni anno sucessivo cerchiamo di migliorare il nostro baitel: qualche isolamento esterno, gli arredamenti interni, la verniciatura, l’isolante sul tetto, la copertura di lamiera fatta da Davide, Carletto, Keko, Gianfranco, la manutenzione del sentiero…

E non manca chi, di quando in quando, salta fuori con la soluzione geniale per portare su più cose in una volta sola – vedi il tentativo di Ciacinto di salire con carriole cingolate modello Kubota, fallito col ribaltamento del mezzo in un torrente e sua distruzione quasi totale; oppure anche il tentativo di Walter di salire con il serbatoio bucato riuscendo ad incendiare la moto.

Ricordo Berto e Giacinto che, per vedere l’elicottero, finiscono tutti e due nel lago fra gli applausi degli spettatori che dal ridere non trovano neanche la forza di schiacciare il pulsante della macchina fotografica.

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Il Baitel all’interno

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Il prospetto nord del Baitel come compare da progetto

Per concludere, voglio dare alcune note curiose ed interessanti. Lungo la salita a sinistra del baitel ripida al limite del ribaltamento si svolge ogni anno una gara che premia i più coraggiosi; gli altri raccolgono i pezzi delle moto che si ribaltano!

Personaggio molto legato alla nostra idea è Battistin d’Enrico, che insiste per farci portare su un crocifisso alto quattro metri da posizionare in luogo strategico – crocefisso fuso da lui stesso con del piombo di recupero. Che fatica portarlo su in spalla per Guido, Guglielmo, Corrado e per gli altri.

La famiglia Besana è la donatrice della Madonna in bronzo che è stata posta sopra lo stipite della porta d’entrata.

Ogni anno viene lasciato un librone nel Baitel dove chi passa lascia una dedica. Questo è per noi molto bello perchè tante persone ci ringraziano perchè si sono trovati benissimo. Negli ultimi otto anni abbiamo contato sui libri circa 10.000 firme: è un segno questo di come il baitel viva in ogni stagione dell’anno.

In occasione della festa annuale il nostro club offre un bel pran- zetto a tutti quelli che raggiungono il baitel. Fino ad ora i partecipanti sono stati circa 150/200 per ogni edizione.

Ho menzionato dei nomi che ricordo, ma non tutti chiaramete mi vengono in mente e mi scuso per chi non è stato menzionato.

Ma chi è in noi tutti presente è purtroppo chi non c’è più, amici come Evaristo Bormolini, Giulio Bormolini, Longa Antonio, Evaristo Galli che vogliamo ricordare perchè erano sempre con noi.

Per la cronaca, il baitel del Lago del Monte è il rifugio di Livigno situato più in alto, l’unico aperto tutto l’anno e totalmente gratuito.

Altri collaboratori del “Lac da Mont”: Sauro, Claudio Armanasco, Giovanni, Marco, Ezio, Giordano, Franco, Guido Galli, Tito, Franz, Casy, Flaviano, Armin, Stefano.

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Alcuni pensieri tratti dal quaderno del baitel
1.8.1996

Volevo toccare il cielo con un dito e sono arrivato fino a qui.

26.8.1996

Grazie per il silenzio che ho ritrovato qui, l’uomo non c’è più abituato, preso nel suo correre. In questo bivacco sento il calore delle persone che lo hanno costruito; possiamo ancora gioire delle cose più semplici.

20.8.1997

Un rifugio incustodito così attrezzato come il vostro non lo abbiamo visto mai. Complimenti. Siete grandi.

7.8.1994

I ragazzi del posto che mantengono viva la vita di questo rifugio con il loro volontario lavoro sono veramente amichevoli e stupendi. Un grazie per il buon caffè. Arrivederci.

8.8.1994

Sono piacevolmente sorpreso che l’organizzazione del rifugio sia gestita da un moto club. Dovrò ricredermi sui motociclisti. Complimenti al MCTP.

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Via Ostaria, 270
23041 Livigno (SO)

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